Chissà quante di voi sono brave a fare qualcosa con le mani, qualcosa che vi viene talmente bene, in modo naturale, che magari, su due piedi, non vi viene nemmeno in mente.
Polpette? Decoupage? Cucito? Acquerelli?
Qualcosa che gli amici riconoscono, tanto che siete diventate ‘quella che’… porta il dolce …confeziona il pensiero fatto a mano.
Vi avranno anche chiesto come fate e qual è il vostro ingrediente segreto, ma voi rispondete che non c’è. Quella cosa vi viene bene e basta.
Nel tempo, io sono diventata quella del tiramisù. Lo porto a casa di amici, lo faccio ogni anno per il compleanno di mia figlia, me lo chiedono perfino le sue amiche.
Ho imparato a farlo da mia madre che, a sua volta, me lo preparava quand’ero bambina. Poi quando si è accorta che, a suo dire, il mio era più buono del suo, ha cominciato a chiedermi se avessi fatto qualche modifica. Segreta.
I biscotti? La marca del mascarpone? O forse metti poco zucchero?
Il suo era buono, il mio anche.
E se chiedevamo pareri esterni, c’era chi preferiva il suo, altri il mio.
A me questo scambio è sempre piaciuto, perché mi sembrava la perfetta metafora di chi siamo quando cominciamo veramente a scoprirci, apprezzarci, conoscerci.
Siamo molti ingredienti diversi, a volte amalgamati nello stesso modo, ma sempre con mano diversa. Siamo un dolce che piace di più ad alcuni, di meno ad altri.
Non abbiamo un segreto per essere quello che siamo, anche se gli altri insistono a chiederci: ‘Ma come fai ad essere così… solare… ottimista… calma… razionale…creativa’.
Quanti ingredienti possiamo elencare nel nostro personale dolce?
Sicuramente tantissimi, e sono quelli che spesso ritroviamo nei vari test e quiz sulla personalità: liste di aggettivi, liste di talenti, liste di competenze.
Li ho fatti anch’io i test e, per quanto siano stati anche utili a farmi inquadrare meglio alcuni lati della personalità, non sono mai riuscita a trovare delle risposte soddisfacenti, per quanto accurata e lunga potesse essere la lista.
Ciò che ci rende ‘noi’ è il modo in cui cuciniamo il nostro dolce: l’ordine in cui mettiamo gli ingredienti, quanta forza ed energia impieghiamo. Quanto di noi c’è nel nostro dolce, che lo rende davvero unico.
Ecco perché ci ho messo tanto tempo per scoprire il mio dolce – nel lavoro, nei rapporti, nello stile.
Ma è stato in questo percorso che ho ricevuto il regalo più grande: apprezzare il valore dell’unicità.
Solo dopo essere passata attraverso esperienze dove mi sono sentita un numero, ho desiderato con tutte le mie forze che le donne che si rivolgono a me si sentissero speciali.
Ecco perché non uso check list, non prendo misure, né metto nessuna in mutande, non vieto e non ordino di mettere questo o buttare via quello.
Raccontami com’è fatto il tuo dolce, e, se nella vita, non è ancora come lo vuoi tu, rifacciamo la ricetta insieme, finché non sei contenta di com’è venuto fuori.