Paese che vai, stile che trovi.
In Italia era il Liberty, in Francia l’Art Nouveau.
E via di seguito, in tutta Europa, dove questo movimento fu lo strumento di rottura dai canoni classici dell’architettura, della grafica e della moda.
L’Italia lo accolse come Liberty, dal nome dei magazzini londinesi aperti nel 1875 da Arthur Liberty, caratterizzati dalla vendita di prodotti dell’Estremo Oriente.
La porta per il cambiamento tanto desiderato era, infatti, l’Oriente, in particolare il Giappone, che rispondeva al desiderio europeo di un’Arte Nuova, basata su un senso di possibilità, sperimentazione di materiali nuovi, allontanamento dai vecchi metodi architettonici per una ricerca di nuovi modelli e nuovi spunti.
Ecco che la tanto amata simmetria dello stile classico, alla fine dell’Ottocento, diventa noiosa e ripetitiva e viene soppiantata dalla sinuosità delle curve, proprie dell’arte orientale.
Nella mia scoperta del Liberty a Vicenza, ho capito come mai questo stile abbia attecchito così poco nella piccola città ancora ‘in soggezione’ del Palladio: era troppo classica, tradizionalista e chiusa per poter abbracciare un movimento che cercava, in nuove forme e materiali, di esprimere la ventata festosa di un’Epoca Bella, fatta di balli, cabaret e raffinate illustrazioni.
Villa Piovene Salviati, praticamente l’unico esempio di stile Liberty a Vicenza.
IL LIBERTY IN GIRO PER IL MONDO
Se avete una passione per gli interni delle case e in particolare delle scale, sono sicura che il Liberty vi metterà ko per la bellezza.
Questa è la scala della casa di Rue de Turin a Bruxelles. Tenetela a mente, perché qui c’è già tutto: le linee morbide dei disegni della natura, l’armonia arzigogolata di piante, animali, insetti, l’interpretazione occidentale dei ricami eleganti dei kimono giapponesi.
Victor Horta, scala della casa di Rue Turin a Bruxelles (fonte immagine)
IL LIBERTY NEI GIOIELLI
Intorno al 1910, insieme agli abiti haute couture, iniziano ad affermarsi i bijoux haute couture, i primi ornamenti non preziosi (ricordate la sperimentazione di materiali inediti?) concepiti per valorizzare un determinato abito, calibrando colori e forme, per assecondare lo stile di chi lo indossava.
Non è un concetto ultra moderno?
Guardate questi due gioielli di inizio Novecento. Se avessi cancellato la data, sono sicura che li avreste presi per pezzi contemporanei.
Fonte: Bijoux, Deanna Farneti Cera, Federico Motta Editore
Delfina Delettrez Fendi lascia entrare il mondo animale nelle sue creazioni. La sua è una rivisitazione abbastanza dark e non vi posso garantire che avesse pensato allo stile liberty mentre disegnava, ma sfogliando il libro sui gioielli di inizio XX secolo, la mia mente non ha potuto fare a meno di balzare in avanti e pensare ai suoi oggetti bizzarri.
Spilla Insectmania, fonte immagine
IL LIBERTY NELLA MODA
Dicevamo Oriente?
La moda non si tira indietro e dopo secoli di corpetti, bustini e stecche, le forme si ammorbidiscono, fino a diventare quelli che oggi chiameremmo ‘morbidi cappotti’. All’epoca fu una grande rivoluzione, ma c’erano di mezzo i kimono giapponesi e gli stilisti non poterono girarsi dall’altra parte e avanzare come se nulla fosse.
Un Alexander McQueen del 2002/2003 vale il suo prezzo.
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Gli abiti eleganti rifiniti con bordi in pelliccia erano la quintessenza dello stile Liberty.
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Alberta Ferretti, nel 2020, ce lo ripropone.
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E se la natura chiamava…
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Valentino risponde in chiave romantica
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Etro interpreta nella sua consueta chiave etnico-geometrica
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Dior con Maria Grazia Chiuri, quest’anno, non potrebbe essere più letterale
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Con Antonio Marras che l’aveva anticipato di qualche anno
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Johanna Ortiz oggi immerge i suoi abiti nella luce morbida che tanto ricorda quella bellissima scala della casa di Bruxelles.
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Fatalità – sarà davvero un caso? – i kimono stanno andando alla grande in questa stagione.
Se avete la passione per il vintage, eccone alcuni proposti da @ouatheshop e il suo negozio online
E quelli realizzati a mano dalla costumista veneziana @dania.design per @viceversakimono
L’Art Nouveau è stato un trentennio a cavallo di due secoli che ha saputo interpretare, con nuovi stimoli, il grande desiderio di trovare nuove forme per aprirsi all’eleganza di un periodo storico ricco e festoso.
Non pensate che siamo ad un punto di svolta anche noi, con una mano verso la bellezza del passato e gli occhi che cercano linguaggi per nuove identità?