Giorgio Armani si definisce “T-shirt addicted”.
I Dolce e Gabbana iniziarono l’avventura nella moda passando per tutte le redazioni milanesi con la loro collezione di magliette.
Jane Birkin diventò il simbolo delle donne scandalose con Je t’aime moi non plus, armata di uno sguardo che voleva dire tante cose. E una t-shirt bianca che faceva intendere molte altre parole oltre quegli occhi.
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Come ci ricorda Antonio Mancinelli nel suo FashionBox, la maglietta bianca non è nata dall’abbigliamento militare, ma dagli ambienti umili di lavoro, “da quella maglia di cotone che gli operai dell’inizio del Novecento usavano sotto le giacche”.
Come i jeans o la camicia oversize, la t-shirt è il capo rubato dal guardaroba di lui.
Logata, colorata, personalizzata, di taglia extra small o large, portata annodata in vita o con le maniche arrotolate, sopra un jeans o sotto un tailleur da lavoro.
Evviva la t-shirt che, come una coperta di Linus, ci segue ovunque, in qualsiasi occasione e stagione.
Perché forse non c’è capo che riesca meglio a raccontare le nostre storie, la nostra personalità.
E’ CLASSICA, ma non troppo
Sotto il tailleur
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Il blazer
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Il trench
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E il cardigan
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E’ DA GIORNO, dalla mattina fino al tardo pomeriggio
In bianco totale, spezzata solo dagli accessori
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Con il pantalone da ragazzaccio e la maglietta boxy
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E’ DA SERA (sì, se ne esce a testa alta anche al calar del sole)
A parlare sarà il sotto – un tessuto luccicante per la gonna lunga – con una pochette preziosa o una cintura importante.
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SCANZONATA con le gonne
Assieme al suo rispettabile e storico compagno, il giubbetto in jeans
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Con un tessuto che fa subito ‘turista francese’.
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O con la longuette a righe sottili e spacco centrale
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E’ PER L’ESTATE
Nella valigia con destinazione mare, infilatene in abbondanza, non siate parsimoniose . Abbinata ad un pareo, shorts o gonna ampia, vi risolverà qualsiasi occasione, in totale libertà.
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A sabato prossimo!