Francese o inglese. Tu di che stile sei?

Francesi e inglesi, odio e amore.

Se ami Parigi, non ti piace altrettanto Londra. E viceversa.

Londra è un uomo, Parigi è una donna, dicono.

Gli stereotipi, al di là di causare qualche alzata di sopracciglio, hanno un’importante funzione sociale: spesso ci azzeccano e ci chiariscono le idee con un’immagine molto vivida.

Tutte le donne con cui ho chiacchierato mi hanno confermano nel tempo che è proprio così: o si ama lo stile francese oppure quello inglese. E anch’io, a dire il vero, ne sono la prova, ma credo che ormai lo sappiate bene.

 

Mr Google, appena interrogato, vi restituisce miliardi di immagini su che cosa vuol dire indossare uno stile francese, per cui non vi farò la lista dei capi da avere – che lo so, li conoscete già.

Se volete un breve ripasso, questo mi sembra un buon riepilogo.

Inoltre, in questa intervista, potete leggere e guardare come Francesca Fiorentino lo indossa alla perfezione.

Qui mi interessa condividere con voi quel ‘je ne sais quoi’, tanto citato anche dalle blogger americane, che cercano di carpire i segreti di quel tocco magico, quella sensazione impalpabile di stile di cui non si riesce a cogliere l’essenza.

Sei appena scesa dal letto e non hai voglia di pettinarti? Ti passi una mano tra capelli e ti dici ‘bonjour’ allo specchio.

Ti è venuta la frangia lunga e non sai come gestirla? Ti infili un berret e corri via con le métro.

Non hai voglia di star lì a fare abbinamenti o a pensare agli accessori? Tiri fuori la tua petite robe noire e fai tranquillamente a meno dei ninnoli.

Tutto sembra casuale, anche quello sguardo languido, che scruta dal basso e sembra dire: “Non è colpa mia se trasudo sensualità, cosa vuoi, sono francese”.

 

Se si pensa allo stile inglese, viene in mente il dress code alla corte della Regina o le regole da osservare religiosamente al lavoro, soprattutto nella City e negli ambienti corporate – le sartorie di Savile Row ringraziano, come ci ricordava Faye nell’intervista della scorsa settimana.

Ma gli inglesi, da bravi eccentrici, amano anche rompere le regole, e non solo quando sono ubriachi.

Mi viene in mente, una su tutte, Vivienne Westwood, che ha fatto dello stile punk il suo cavallo di battaglia e ha avuto il merito di portarlo al pubblico attraverso un brand multi milionario.

La terra della Regina è stata anche patria della mini gonna, il capo simbolo di rottura dal perbenismo e dalle gonne al ginocchio (o sotto).

Per non parlare poi di incoerenze, eccentricità vs. etichetta dello stile dei reali, grazie ai quali non manchiamo mai di argomenti alle cene tra royal-addicted.

Per la magrezza che le contraddistingue piaceranno o meno, ma Kate Moss e Twiggy – immortalate l’anno scorso per la copertina The Times Magazinehanno segnato decenni di stile, moda, gusto.

Il Regno Unito sembra essere destinato, inconsapevolmente o meno, ad anticipare le ‘tendenze’.

Figure femminili efebiche come le due citate sopra e il ciclone Harry Styles che si diverte a scandalizzarci con i suoi outfit sul filone ‘di che sesso sei-non importa’, mettono la firma al movimento gender neutral di cui si parla tanto ora.

D’altra parte, noi siamo qui che ci accapigliamo su asterischi e sindache, mentre loro se ne stanno a guardare, dal comfort della loro lingua che riunisce un gruppo di uomini e donne sotto un democratico ‘they’.

 

E ora a voi l’ardua scelta.

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