Quanti stili ci sono per ogni donna su questo pianeta?
E quanti stili nella vita di ognuna?
Credo ne esista almeno uno per ogni cambio di vita, quindi prova a fare tu una media.
Se scorro velocemente con la memoria, mi viene in mente:
- quando ho iniziato a lavorare e a fare acquisti da sola, optando in modo definitivo per i pantaloni e i miei colori preferiti
- quando ho inserito in guardaroba tailleur e scarpe col tacco, perché avevo un lavoro in un’agenzia di comunicazione, che richiedeva un certo dress code
- quando ho liberato l’armadio di quegli stessi tailleur, perché avevo iniziato a lavorare da casa, non mi occupavo più di organizzazione eventi e la mia esigenza era di stare comoda
- infine, quando ho smesso di fare acquisti, sono andata avanti con tshirt, maglia, jeans e tutto quello che avevo in armadio era più che sufficiente per le mie esigenze (sì, questo punto copre in pratica gli ultimi 18 mesi).
Sono sempre stati cambi azzeccati, che posso dire di aver scelto in libertà?
No, non tutti almeno.
Alcuni mi hanno permesso di fare passi importanti verso l’autonomia, altri mi hanno illusa per un po’ che era quello che desideravo per poi insegnarmi che avevo sbagliato rotta.
Mi viene da dire che trovare uno stile è un po’ come imparare a usare l’ikigai di cui si parla tanto nel career coaching.
Per trovare lo stile giusto devi mettere assieme, come quando sei alla ricerca del lavoro dei sogni, diversi elementi che, intersecati, ti rivelano quel fulcro magico dove senti di aver centrato tutto.
E’ un incrocio che continuerà a spostarsi ed evolversi sempre, mentre si muovono e si assestano su nuovi equilibri anche tutti gli elementi della tua vita.
Ecco perché nello stile non c’è mai un punto fermo.
Solo le uniformi lo sono, a esclusione di qualche aggiustatina di svecchiamento, ma di base sono decise da altri e nessuno ti chiede se ti va bene e ti piace. Anzi, sono loro a presupporre che, siccome hai deciso di diventare hostess di volo, membro dell’orchestra reale o vigile urbano, ti piacerà e sarai orgogliosa di indossarla.
Nelle storie delle donne Vere che ho intervistato troverai, su tutti, un elemento che ricorre: l’auto consapevolezza per poter esprimere la propria autenticità. Che per ognuna, chiaramente, vorrà dire stili diversi.
Sto leggendo in questi giorni l’estratto di un libro che si presenta molto promettente, Il coraggio di decidere a cura di Annalisa Galardi, Flaco Edizioni e vorrei condividere con te un passaggio che riassume bene la ricerca dell’autenticità:
“Il coraggio psicologico è la forza dell’autenticità. E’ una sorta di scintilla che ci muove alla ricerca della verità di noi stessi, vulnerabilità inclusa. Questa è la forza che ci aiuta a muovere passi ragionati verso un futuro non scritto e che solo noi possiamo scrivere, in una tensione continua tra ciò che siamo e ciò che desideriamo essere. In questo senso, il coraggio è l’ingrediente indispensabile per esprimere appieno la nostra identità e orientarla a una continua espansione dei suoi confini”.
Siamo tutte d’accordo che lo stile non è una questione di vita o di morte e che se decidiamo di trascorrere la nostre giornate in tuta da ginnastica, non ci suonerà alla porta la ‘polizia dello stile’.
Però, dal brillio che ho visto negli occhi delle donne che ho conosciuto e che che si piacevano finalmente allo specchio, posso dire che lo stile ha dei risvolti talmente sorprendenti che è un viaggio che vale la pena fare.
Solo quando ti conosci davvero e apprezzi cosa e come sei, puoi fare scelte consapevoli – e molte volte sono decisioni che non avresti immaginato di poter affrontare, situazioni dove in passato ti saresti sentita disagio.
E invece…
Invece, quando te ne stai lì, davanti a te stessa e agli altri, puoi sentirti serena e forte, centrata e sicura, bella dritta sui tacchi o un paio di Converse, non importa.
Le storie che ti ho preparato vogliono essere questo: un invito a prendersi per mano e attraversare assieme il viaggio di altre donne, che può, da ora, diventare anche il tuo.
A sabato prossimo con la prima storia.